Boris Johnson, hard Brexit e il crollo della sterlina

Richard Flax -

Con Boris Johnson come Primo Ministro inglese, le probabilità che si attui una Brexit senza accordo con l’Unione Europea sono aumentate al di sopra del 50%

Il Regno Unito ha un nuovo Primo Ministro, Boris Johnson. Il suo mandato è di garantire la Brexit, la sua retorica subito aggressiva e senza compromessi. Anche se il clima di incertezza che ha caratterizzato i giorni di Theresa May pare permanere, le probabilità che si attui una Brexit senza accordo con l’Unione Europea (“no-deal” o “Hard Brexit”) sono sicuramente aumentate al di sopra del 50%.

Data la delicatezza della situazione, pur con il Parlamento in vacanza fino al 3 settembre, il Governo continuerà presumibilmente a negoziare, faccia a faccia o attraverso la stampa, con la Ue e gli altri Stati membri. Johnson ha dichiarato che non intende incontrare i leader europei finché non rivedranno le loro posizioni sul backstop irlandese, ovvero quel meccanismo di emergenza che Theresa May ha concordato con la Ue al fine di evitare l’introduzione di un confine rigido tra le due Irlande (e che prevede in sostanza un trattamento speciale per l’Irlanda del Nord, tale da renderla molto più integrata nella Ue che nel Regno Unito).

Gli scenari politici

Il prossimi passi sembrano quindi prefigurarsi come segue:

  1. Il Regno Unito chiede un nuovo accordo
  2. La Ue fa delle concessioni ma mostra tutta la difficoltà della scelta
  3. Il Governo decide di attuare una Brexit senza accordo
  4. I parlamentari contrari a questo tipo di Brexit (la maggioranza in teoria) cercano di fermarlo
  5. Se ci riescono, e questo non è affatto scontato, si va a elezioni o forse verso un altro referendum. In entrambi i casi, si dovrebbe chiedere alla UE un’estensione per farlo. La Ue potrebbe essere d’accordo, ma qualcuno (ad esempio, la Francia) potrebbe preferire dire di non assecondare la richiesta.
  6. In caso di elezioni, i sondaggi dicono che una combinazione di conservatori e sostenitori della Brexit potrebbe avere successo. Quello che non è chiaro dai sondaggi è come si tradurrebbero in seggi queste intenzioni di voto nel sistema uninominale secco che vige nel Regno Unito; sono calcoli che Johnson e il suo braccio destro Dominic Cummings devono fare.
  7. Se questa coalizione ottiene la maggioranza, si procede alla Brexit senza accordo.

Altri scenari sono possibili. Il governo potrebbe dimostrarsi più flessibile e meno unito di quanto appare attualmente. La UE potrebbe fare delle concessioni di fronte agli effetti economici di una Brexit senza accordo. Andare allo scontro frontale con qualcuno che pensa di essere indistruttibile richiede un attento calcolo. Vi sono altre considerazioni. Non è affatto chiaro se il Regno Unito sopravviverà o meno a una Brexit senza accordo, e questo crea un’altra serie di complessità sia per la Gran Bretagna che per la UE. Possiamo aspettarci un impegno speciale dai nazionalisti scozzesi per avere un secondo referendum sull’indipendenza in uno scenario senza accordi. Sarebbe interessante vedere come Ruth Davidson, il capo dei conservatori scozzesi, affronterà tale scenario, date le sue idee molto contrarie al no-deal, e molto popolare in Scozia. Poi c’è la questione del dominio diretto in Irlanda, ma le implicazioni finanziarie di questo non sono così immediate.

Quale impatto sui mercati

Continuiamo a ritenere che una Brexit senza accordo sia negativa per gli asset domestici del Regno Unito e che la recente debolezza della sterlina – che il 30 luglio 2019 ha toccato il minimo da gennaio 2017 – sia un riflesso di tale scenario. Ci si potrebbe anche aspettare che l’euro si indebolisca nei confronti del dollaro. Che le aspettative di crescita nell’UE e nel Regno Unito vengano ridotte, così come è stato dopo il 2016. Che l’inflazione nel Regno Unito probabilmente aumenterà di nuovo, come accaduto dopo il 2016. E che gli asset statunitensi appariranno relativamente più interessanti.

Andando nello specifico, ci si potrebbe aspettare che il FTSE 100, composto da società i cui utili sono maggiormente esposti globalmente, sovraperformi il FTSE 250 più esposto al deprezzamento della sterlina e alla domanda locale. Si potrebbe anche scommettere che in valuta locale l’azionario del Regno Unito sovraperformi l’Eurozona per lo stesso motivo. Il mercato obbligazionario è forse più interessante. Ci si potrebbe aspettare dei rendimenti decrescenti a fronte di una crescita più debole. I bond indicizzati all’inflazione potrebbero beneficiare di un ritorno dell’aumento dei prezzi. Una considerazione importante, ad ogni modo, è che l’accoppiata Johnson-Javid, rispettivamente primo ministro e cancellerie, sembra intenzionata a fissare un livello di spesa più aggressivo del duo May-Hammond. Quindi, si potrebbe vedere un incremento delle emissioni dei Gilts (titoli di debito pubblico britannici) ed un aumento dei rendimenti, a parità di politica monetaria e aspettative macroeconomiche. La nostra scommessa rimane quella che i rendimenti scenderanno – ma forse meno di quanto si sarebbe potuto scommettere senza l’aumento della spesa pubblica.


Richard Flax – Chief Investment Officer – Moneyfarm