COVID-19, la chiave per affrontarlo è un Paese ESG

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Se la crisi sanitaria sembra affievolirsi in alcuni dei focolai iniziali, la sua diffusione continua con insistenza in altre parti del mondo con altrettanti devastanti impatti economici. Inoltre, la minaccia di una seconda ondata pandemica non è stata scongiurata e la situazione rimane ancora d’emergenza e tutt’altro che stabile. È ancora troppo presto per stimare il bilancio finale delle vittime, i danni economici e i loro potenziali effetti sulla stabilità finanziaria globale, e tanto meno per trarre conclusioni chiare e istruttive. Eppure, è ovvio che alcuni Paesi hanno avuto più successo di altri nella loro lotta contro il COVID-19. Infatti, da indicazioni preliminari emerge che la valutazione ESG di un Paese può fornire utili spunti per un’efficace gestione delle crisi e per i potenziali percorsi di ripresa economica.

I dati ESG sui Paesi non solo danno una lettura della dimensione sociale di un paese, ma anche della sua governance (la “G” in ESG). E come messo in luce dalla crisi del coronavirus, la “G-force” di un paese fornisce preziose intuizioni quando si cerca di valutarne la capacità di affrontare la pandemia e il potenziale per superare questa crisi.

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Le cause e le soluzioni della pandemia sono tutt’altro che unidimensionali

Sebbene la salute e i sistemi sanitari siano l’epicentro, la crisi rivela fratture più profonde in altre dimensioni ESG. La pandemia COVID-19 rappresenta un forte richiamo all’importanza cruciale di un sistema sanitario pubblico solido e ampiamente accessibile. Ma una buona salute fisica è solo un prerequisito per un individuo, una popolazione e un’economia fiorente. Altri fattori all’interno della dimensione sociale, come la demografia, le condizioni di vita, l’istruzione e l’opportunità – in breve, il capitale umano – sono anch’essi essenziali. Un’economia prospera e stabile richiede che le persone vivano in circostanze accettabili e sane per poter contare su una forza lavoro produttiva e adeguatamente qualificata. È quindi imperativo che questo tipo di indicatori sociali si riflettano in modo significativo nel profilo di sostenibilità di un Paese.

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Inoltre, concentrarsi solamente su singoli indicatori ESG può essere pericolosamente fuorviante, come hanno dimostrato gli eventi recenti. Ad esempio, la fiducia nelle sole variabili del sistema sanitario è stata insufficiente nel giudicare la preparazione di un paese a questa minaccia pandemica. Esaminando il numero attuale di casi confermati di COVID-19, si può notare che i Paesi di prim’ordine, sulla base dei principali indicatori del sistema sanitario, figurano tra i focolai di questa pandemia, in particolare Stati Uniti, Spagna, Italia e Francia.

È chiaro più che mai che quando una malattia così contagiosa colpisce con tal violenza, anche i sistemi sanitari più avanzati possono essere sopraffatti se non sono state soddisfatte altre condizioni (misurate da altre dimensioni ESG). Nei Paesi più gravemente colpiti, la malattia si sarebbe potuta contenere più efficacemente se si fosse intervenuti tempestivamente e in modo rapido e deciso.

È sorprendente che i punteggi di governance e istituzionali di un paese, piuttosto che i punteggi relativi al sistema sanitario/sicurezza, costituiscano un migliore fattore predittivo della sua capacità di gestire con successo la crisi del coronavirus fino ad ora.

Sono fondamentali forti reti istituzionali formali e informali

La crisi COVID-19 ha chiaramente dimostrato che una risposta efficace alla pandemia dipende da un quadro istituzionale forte e ben funzionante. Istituzioni statali solide, con adeguati ed equilibrati sistemi di controllo, un’amministrazione pubblica capace, forti gruppi di pressione e un’attiva società civile sono essenziali per garantire la rappresentanza e l’equità tra i suoi cittadini e la responsabilità dei suoi leader. Inoltre, queste istituzioni sociali servono anche a sostenere e a stabilizzare la società quando le autorità di governo sono sotto pressione. Questi fattori non solo sono altamente correlati al successo nel contenere la pandemia, ma sono anche fattori integrati nei dati ESG sui paesi. Inoltre, la forza di queste stesse variabili sarà altrettanto importante per superare le inevitabili ricadute economiche, per progettare una ripresa sostenibile e per mantenere la stabilità socio-politica. Non è una coincidenza che la maggior parte dei Paesi più duramente colpiti presentino debolezza in vari aspetti istituzionali o di governance generale, visibili in punteggi più bassi per il loro quadro istituzionale.

Non sorprende che negli Stati Uniti l’epidemia di COVID-19 sia esplosa. A differenza di altri Paesi, l’amministrazione Trump non solo non è riuscita ad agire tempestivamente, ma ha anche ostacolato gli sforzi mantenendo una posizione di rifiuto e disinteresse per le prove scientifiche e respingendo i primi avvertimenti dei funzionari sanitari e di altri esperti.

Lotta al COVID-19: I regimi autoritari hanno un vantaggio?

Con diverse importanti democrazie che annaspano, è emerso un dibattito sul presunto primato dei regimi autoritari nell’affrontare questa crisi. Tuttavia, da uno sguardo preliminare al contesto attuale, si nota che sia i governi autoritari che quelli democratici hanno risposte e risultati contrastanti per quanto riguarda la pandemia COVID-19; ci sono poche prove a dimostrazione del fatto che uno specifico regime politico abbia affrontato sistematicamente meglio la crisi.

D’altra parte, democrazie forti come la Corea del Sud, Taiwan e il Giappone hanno ottenuto ottimi risultati in confronto, mostrando successi visibili nel contenere e mitigare le epidemie. Al contrario, gli Stati Uniti e molti Paesi europei sono arrivati in ritardo a riconoscere la portata e la minaccia della crisi COVID-19 senza riuscire a rispondere in modo sufficientemente tempestivo e/o forte. Di conseguenza, hanno sperimentato un’impennata dei casi e sono stati costretti ad adottare misure di blocco più estreme.

La crisi del coronavirus sta aggredendo anche la democrazia?

È vero, la crisi del coronavirus ha anche portato cambiamenti su vasta scala, con impatti su ogni aspetto della vita quotidiana, poiché molte nazioni sono state costrette a ricorrere a misure draconiane per rallentare il tasso di contagio, malattia e morte all’interno della popolazione. Infatti, nel determinare la loro risposta alla pandemia, i governi democratici si sono spesso incamminati su un sentiero stretto e pericoloso, in bilico tra l’applicazione di misure drastiche ed efficaci, da una parte, e il rispetto delle libertà civili e personali, dall’altra

D’altra parte, è anche evidente come i regimi autoritari stanno approfittando della crisi del coronavirus per acquisire più controllo sul paese e di conseguenza, promuovere il loro modello politico all’estero. Tra i primi esempi ci sono (ma non solo) la Cina e la Russia. Anche in Ungheria, il primo ministro Victor Orban ha ottenuto, di recente, un potere straordinario che gli ha permesso di governare per decreto personale e di sospendere la democrazia parlamentare a tempo indeterminato. Tali sviluppi servono solo a rafforzare il preoccupante aumento dell’autoritarismo a livello globale, una tendenza che è già stata osservata e che si riflette nei rispettivi indicatori del nostro framework ESG sui Paesi.

Conclusione

Istituzioni funzionanti che consentono a un governo di agire in modo rapido ed efficiente sono fondamentali e determineranno anche il successo di un Paese nel gestire gli impatti economici e sociali di una crisi. Inoltre, una valutazione del profilo ESG di un Paese è anche un prezioso strumento per avere un’idea della resilienza e della capacità di affrontare le pandemie e le ricadute che ne derivano.

Ci è voluta una crisi di proporzioni epiche per esporre al mondo ciò che era già parzialmente visibile nei dati ESG sui Paesi; dobbiamo sperare che l’entità e l’acutezza dello shock iniziale e delle successive scosse di assestamento ci lascino profondamente feriti ma acutamente sensibilizzati ai primi avvertimenti che possono aiutare a scongiurare i rischi futuri – consigli utili per i cittadini, i Paesi e gli investitori.