La Corte costituzionale tedesca rischia di limitare margini azione BCE
La decisione della Corte Costituzionale tedesca complicherà notevolmente il compito della BCE. La richiesta di giustificazione si riferisce al PSPP (Public Securities Purchase Programme istituito a metà del 2014 sotto la guida di Draghi). La BCE ha tre mesi di tempo per rispondere … ed essere convincente.
Se dovesse fallire sarà un problema per il PSPP ma anche per il PEPP (Pandemic Emergency Purchase Programme) e per l’Eurozona. Se non dovesse pervenire una giustificazione entro tre mesi, la Bundesbank potrebbe essere anche costretta a ritirarsi gradualmente dal PSPP, ovvero a vendere i titoli di Stato acquistati nell’ambito del programma.
Ma anche se la BCE dovesse riuscire a giustificare il proprio operato, questo episodio rischia di limitare i suoi margini di azione. Il PEPP avrebbe dovuto crescere di dimensioni e soprattutto la sua composizione era stata pensata per essere “flessibile” (cioè poteva prevedere l’acquisto di più titoli pubblici italiani se necessario). Ora potrebbe avere difficoltà a giustificare questa flessibilità … e forse anche a incrementare le sue dimensioni.
Tutto ciò indebolisce fortemente il “whatever it takes” e mette anche i governi dell’Eurozona (che hanno “scaricato” molto sulla BCE) di fronte alle loro responsabilità. Sta a loro dire fino a che punto vogliono spingersi in termini di solidarietà.
Infine, si potrebbe sollevare un conflitto tra le norme nazionali e quelle europee, che va ben oltre la politica monetaria e avrebbe conseguenze per l’UE. Alcuni paesi (Polonia, Ungheria) potrebbero fare altrettanto. Se la Corte Costituzionale tedesca può dire che la Corte di giustizia dell’Unione Europea ha oltrepassato il suo mandato, perché i tribunali di questi Paesi non dovrebbero poter fare lo stesso? Insomma, questa è una brutta notizia per l’Europa!