La ripresa tra inflazione, volatilità e flessibilità
Le condizioni generali dell’Europa sono diverse da quelle degli Stati Uniti, con piani vaccinali non ancora paragonabili, un’economia più debole e pochi dubbi sollevati sulla sproporzione tra le risorse del Next Generation EU e la capacità non utilizzata del sistema economico. Nell’Eurozona l’inflazione resterà ancora lontana dal livello desiderato di “sotto, ma vicino al 2%”, con recenti aumenti dovuti a fenomeni transitori come le aliquote IVA in Germania e i prezzi dell’energia. Le dinamiche del mercato e l’attenzione degli investitori si sviluppano però attorno a tre parole.
Inflazione
Il timore diffuso è che i prezzi possano andare fuori controllo, che l’ulteriore pacchetto di stimoli all’economia approvato dal Congresso e firmato da Biden sia eccessivo in relazione all’output gap. I 1.900 miliardi di dollari andranno nelle tasche delle famiglie a basso reddito e dello small business, in un grande tentativo di smussare le diseguaglianze che la pandemia ha amplificato, rendendo più credibile e robusta la ripartenza anche grazie alla distribuzione dei vaccini. Più che dell’inflazione, l’investitore dovrà preoccuparsi delle rotazioni settoriali e della scelta dei settori e dei titoli favoriti dal nuovo scenario.
Dai risultati societari europei si riconoscono segnali positivi. Grazie a migliori margini frutto del miglior controllo dei costi, la gran parte delle società ha battuto le previsioni, favorite dalla ripartenza già a fine 2020. Alcune società sono alle prese con l’aumento dei costi di materie prime e semilavorati, che prima o poi verranno trasferiti sui prezzi ai clienti finali, ma è presto per dire se costituiranno una spinta a un’inflazione più persistente. Alcune parti del mercato sono sopravvalutate ma ci sono opportunità interessanti nella sanità, nei trasporti e nell’industria, spinte dal 5G, dall’IA e dall’Internet delle cose o, come lo definiamo noi, dal Digital 4.0, la rivoluzione digitale di quarta generazione. I dati reali dei prezzi al consumo sono ancora bassi rispetto ai valori storici, a crescere è soprattutto il timore degli operatori dell’avvento di un ciclo inflazionistico.
Volatilità
Le ombre lunghe dei lockdown da una parte, i timori del ritorno dell’inflazione dall’altra hanno riacceso la volatilità che, probabilmente, proseguirà. Le parole di Lagarde hanno innescato nuova volatilità sul mercato delle obbligazioni governative. Il “tutti vaccinati a maggio” di Biden con l’obiettivo del ritorno alla normalità a luglio ha fatto cedere oltre 1% ai future sul Nasdaq, il rendimento del Treasury a dieci anni lunedì ha aperto la settimana a 1,7%. Il grande confronto sulla rotazione settoriale continuerà ad innervare le borse e soprattutto il Nasdaq, l’indice della tecnologia e delle società “growth”. Ma la volatilità è parte del gioco, la rotazione settoriale è necessaria e ricorrente. La ripresa economica non è mai una linea retta, la volatilità non si può evitare né si possono prevedere tutte le possibili sorprese, ma è possibile rendere i portafogli resistenti e adattabili, tramite la flessibilità.
Flessibilità
Prima di tutto c’è quella delle banche centrali. La BCE adatterà via via il programma PEPP per mantenere favorevoli condizioni del credito e contrastare gli shock negativi della pandemia. La FED non si discosta molto da questa linea, dichiarando non allarmanti le dinamiche dell’inflazione, e confermando a sua volta la volontà di supportare l’economia e il mercato del lavoro. Quanto più la somministrazione dei vaccini procederà spedita, tanto più rapida sarà la ripresa e il recupero dei posti di lavoro persi dall’inizio della pandemia. L’OCSE rivede al rialzo le stime di crescita per l’anno in corso, le prospettive dell’economia sono migliorate e il PIL globale è stimato per quest’anno a 5,6%, un punto in più rispetto alle previsioni dello scorso dicembre. A meno di intoppi nella logistica o sorprese nelle mutazioni del virus, l’Outlook dell’OCSE prevede il ritorno dell’economia globale ai livelli di pre-pandemia già a metà del 2021.
C’è vita, oltre la volatilità, nei portafogli diversificati. Le obbligazioni asiatiche si candidano a credibile alternativa alle emissioni High Yield europee o americane, forti di cinque caratteristiche: rendimenti più alti e minore volatilità, misurata da superiore Sharpe ratio; modesta correlazione con i tassi delle economie avanzate; crescita più veloce, nell’attività economica e nelle nuove emissioni; fondamentali credibili e liquidità adeguata; crescente attenzione ai criteri di sostenibilità, ambientale e sociale. La ripresa economica e la reflazione, con l’aiuto delle politiche monetarie e fiscali, saranno i temi centrali di quest’anno. E oltre la volatilità sono d’interesse anche le azioni emergenti, asiatiche in particolare, su cui giocano il momentum dell’economia globale e fattori di liquidità come l’espansione dei bilanci delle banche centrali e il dollaro debole. Sono favorite inoltre dai temi di lungo termine come lo sviluppo tecnologico, l’urbanizzazione, i consumi dei nuovi ceti abbienti. I massicci investimenti spingono la crescita a “tassi premium” e mitigano l’incertezza di breve termine.