I rendimenti dei fondi pensione stanno battendo il tfr
La Covip ha pubblicato il quadro aggiornato della previdenza complementare al mese di settembre. Quali sono le principali evidenze ?
Partendo dai dati sulle iscrizioni, le posizioni in essere presso le forme pensionistiche complementari sono 9,571 milioni, in crescita di 229.000 unità (+2,5 per cento) rispetto alla fine del 2020. A tale numero di posizioni, che include anche quelle di coloro che aderiscono contemporaneamente a più forme, corrisponde un totale degli iscritti che può essere stimato in 8,650 milioni di individui. Tra le tipologie di forma pensionistica, i fondi negoziali registrano un incremento di 91.000 posizioni (+2,8 per cento), per un totale a fine settembre di 3,353 milioni. Otre metà della crescita, sottolinea la Commissione di vigilanza, si ha in quei fondi per i quali sono attive le adesioni contrattuali, in particolare nel fondo rivolto ai lavoratori del settore edile (circa 46.000); seguono il fondo territoriale destinato ai lavoratori della regione Veneto (circa 7.600) e il fondo dei lavoratori del commercio e dei servizi (circa 7.000). Nelle forme pensionistiche di mercato, si rilevano 70.000 posizioni in più nei fondi aperti (+4,3 per cento) e 72.000 posizioni in più nei PIP nuovi (+2 per cento); il totale delle posizioni in essere in tali forme è pari, rispettivamente, a 1,697 milioni e 3,582 milioni di unità.
Per quel che riguarda le risorse destinate alle prestazioni esse sono pari a 208,5 miliardi di euro, circa 10,5 miliardi in più rispetto a fine 2020. Nei fondi negoziali, l’attivo netto è di 63,9 miliardi di euro, il 5,8 per cento in più. Nelle forme di mercato, esso ammonta a 27,6 miliardi nei fondi aperti e a 42,2 miliardi nei PIP “nuovi” aumentando, rispettivamente, dell’8,9 e dell’8,1 per cento. Nei nove mesi del 2021 le forme pensionistiche di nuova istituzione hanno incassato 8,8 miliardi di euro di contributi. Rispetto al corrispondente periodo del 2020, segnato dalla diffusione dell’emergenza epidemiologica, i flussi contributivi aumentano di circa 660 milioni di euro (+8,1 per cento). L’incremento si riscontra in tutte le forme pensionistiche, con variazioni tendenziali che vanno dal 6,2 per cento dei fondi negoziali, all’8,4 dei PIP fino al 13,3 per cento dei fondi aperti.
Andando ai rendimenti, nei nove mesi del 2021 sono stati in media positivi, soprattutto per le linee di investimento caratterizzate da una maggiore esposizione azionaria. Al netto dei costi di gestione e della fiscalità, i rendimenti si sono attestati, rispettivamente, al 3,1 e al 4,1 per cento per fondi negoziali e fondi aperti; nei PIP di ramo III essi sono stati pari al 7,3 per cento. Per le gestioni separate di ramo I, che contabilizzano le attività a costo storico e non a valori di mercato e i cui rendimenti dipendono in larga parte dalle cedole incassate sui titoli detenuti, il risultato è stato pari allo 0,9 per cento. Valutando i rendimenti su orizzonti più propri del risparmio previdenziale, nel periodo da inizio 2011 a fine settembre 2021, il rendimento medio annuo composto è stato pari al 3,7 per cento per i fondi negoziali, al 3,8 per i fondi aperti, al 3,8 per i PIP di ramo III e al 2,3 per cento per le gestioni di ramo I; nello stesso periodo, la rivalutazione del TFR è risultata pari all’1,9 per cento annuo.