Le 3 “d” del futuro: decarbonizzazione, difesa e deglobalizzazione
La pace è come il cemento: i suoi effetti non sempre sono visibili, ma tengono insieme il tutto. È il fondamento della geopolitica e dei mercati, che sono stati scossi profondamente dagli eventi inattesi delle ultime settimane, le cui ripercussioni verranno probabilmente avvertite anche negli anni a venire.
Le sanzioni economiche imposte di recente alla Russia hanno un impatto diretto piuttosto limitato sui nostri portafogli e sui mercati azionari globali – a fine 2021, la nostra strategia di punta, Global Select, non aveva alcuna esposizione diretta alla Russia, da cui traeva meno dell’1% dei suoi ricavi. Inoltre, la Russia rappresentava appena lo 0,4% del nostro benchmark azionario mondiale. Tuttavia rileviamo molti impatti secondari che si riflettono nei portafogli azionari globali.
Si è parlato molto di petrolio, gas naturale e grano, ma il mondo dipende dalla Russia anche per altre materie prime: il palladio e il neon, fondamentali nella produzione di semiconduttori e auto, e il titanio, utilizzato nell’industria aerospaziale. La carenza di semiconduttori, che ha colpito duramente il settore automobilistico lo scorso anno, sembrava finalmente cominciare ad attenuarsi ma, quest’ultimo shock dell’offerta, potrebbe ritardare nuovamente la ripresa della produzione di chip, con effetti a catena sui vari prodotti che li utilizzano. Le lunghe liste d’attesa per le auto nuove cominciano a diventare la norma.
I mercati si stanno muovendo per inglobare nei prezzi l’impatto sugli utili dell’aumento dell’inflazione e dei costi delle materie prime. In tale contesto, una delle posizioni in portafoglio, Ecolab (azienda di prodotti per la pulizia e l’igiene), ha deciso un temporaneo aumento di prezzo nel tentativo di coprire i rincari degli input. A nostro avviso, sono le aziende di questo tipo – caratterizzate da un solido pricing power e da capacità di produzione flessibili – ad essere meglio posizionate per affrontare le sfide inflazionistiche ed è su queste società che il team azionario globale si concentrerà per individuare le potenziali opportunità di investimento.
In qualità di investitori a lungo termine, il nostro obiettivo è sempre quello di guardare oltre il “rumore” per intravedere il mondo che ci aspetta. Al di là della nuova ondata di inflazione proveniente dalle filiere produttive e dalle materie prime, sono tre i temi destinati a perdurare oltre l’impennata inflazionistica iniziale: decarbonizzazione, difesa e deglobalizzazione.
La guerra in Ucraina potrebbe rappresentare per la transizione energetica ciò che il Covid ha rappresentato per il cloud. La necessità aguzza l’ingegno e ci aspettiamo di assistere a un’importante accelerazione del ritmo di decarbonizzazione, soprattutto in Europa dove la dipendenza dall’energia russa è particolarmente elevata. Il piano REPowerEU presentato di recente dalla Commissione europea in risposta al problema della sicurezza energetica mostra l’entità delle ambizioni dell’UE, che punta a ridurre la sua dipendenza dal gas russo di due terzi entro la fine dell’anno. L’accelerazione dello sviluppo di fonti rinnovabili come eolico, solare e idrogeno verde dovrà svolgere un ruolo chiave per conseguire questi obiettivi. Orsted, azienda leader nell’eolico offshore, è una delle posizioni della strategia che ci fornisce esposizione a questo tema.
La spesa per la difesa è un’altra area che a nostro avviso vedrà un incremento nei prossimi anni. Ciò avverrà sia a livello governativo che in seno alle imprese private interessate ad aumentare la spesa per la sicurezza informatica. La guerra cibernetica è una dimensione relativamente recente all’interno di un conflitto fisico più ampio, ma è verosimile aspettarsi un aumento di questo tipo di attacchi contro le società private, coinvolte nel conflitto tramite i boicottaggi contro la Russia. Il potenziamento della protezione degli asset digitali delle imprese sarà probabilmente un altro trend che acquisterà slancio per via della guerra e i fornitori di servizi di cybersicurezza svolgeranno un ruolo cruciale.
L’ultimo tema è quello della deglobalizzazione, inaugurato dall’ex presidente statunitense Donald Trump nel 2018 con la sua guerra commerciale con la Cina. Questo scontro, esacerbato dalla pandemia, potrebbe venire “cementato” dalla guerra in Ucraina. Nel breve termine, è probabile che i continui intoppi lungo le filiere produttive si tradurranno in un’ulteriore diversificazione di fornitori e impianti di produzione e in un migliore allineamento tra luoghi della produzione e della domanda. In un orizzonte temporale molto più esteso, l’uso di sanzioni economiche contro la Russia, e in primis la decisione finora inedita di usare il dollaro come arma contro uno Stato membro del G20, congelando l’accesso della Russia a USD 630 miliardi di riserve valutarie, avrà quasi certamente ripercussioni sull’economia globale. È difficile immaginare che la Cina, con i suoi USD 3.200 miliardi di riserve valutarie, gran parte delle quali probabilmente denominata in dollari, voglia mantenere inalterata questa esposizione al dollaro, viste le sue personali tensioni geopolitiche con gli Stati Uniti. Sommato all’inflazione, questo potrebbe creare uno scenario in cui il costo nominale del capitale continua a tendere al rialzo.
Quando i mercati cercano di incorporare il cambiamento nei prezzi, emergono sempre delle opportunità. I vantaggi della gestione attiva ci consentono di spostarci sui titoli che a nostro avviso hanno scontato un rischio eccessivo e di restare concentrati su queste opportunità, individuando le aziende maggiormente in grado di adattarsi al nuovo contesto.