Perché puntare sulle small e mid cap europee
L’indice MSCI Europe Small-Cap è composto da circa 1.056 società, con una capitalizzazione di mercato media di 1,5 miliardi di dollari. L’indice MSCI Europe Mid Cap comprende invece invece 232 società con una capitalizzazione di mercato media di 8,3 miliardi di dollari. Gli investitori possono quindi accedere a circa 1.250 titoli in grado di fornire una maggiore diversificazione – in termini sia di rischio che di crescita – rispetto alle 197 large cap rappresentate dall’indice MSC Europe Large Cap.
Il volume delle opportunità delle small e mid cap crea un mix differenziato di società che non sono presenti negli indici large cap e che rappresentano settori diversi rispetto a queste ultime, tradizionalmente più esposte verso le grandi società farmaceutiche, finanziarie e industriali.
Inoltre, le azioni small e mid cap in Europa non generano beta. Meritano un’allocazione strategica nei portafogli bilanciati e negli ultimi cinque anni hanno chiaramente dimostrato un alfa più elevato rispetto alle large cap.
Rischio e liquidità sono ancora i fattori da considerare
Dal punto di vista del rischio, a fronte di un suo aumento marginale, le small cap hanno ottenuto ottimi rendimenti negli ultimi dieci anni.
Inoltre, se consideriamo il rendimento delle suddette asset class quando è iniziata la pandemia, le small-cap europee hanno perso il 6,02% rispetto alle large-cap, che sono scese del 3,67%.
Per quanto riguarda la liquidità, le società europee sono state scambiate in condizioni senza precedenti durante il picco del COVID e ciò, naturalmente, ha fatto emergere problemi di liquidità. Questo problema può essere mitigato attraverso la diversificazione e la costruzione di un portafoglio con una capitalizzazione media di 1 miliardo di euro, con l’obiettivo di limitare il rischio di liquidità. Le società con bilanci solidi, bassi livelli di indebitamento e una buona generazione di cassa, inoltre, si trovano in una posizione più flessibile in caso di shock economico.
Il percorso verso l’affermazione dell’ESG
Nel 2018 l’UE ha introdotto il “Piano d’azione per la finanza sostenibile” per raggiungere gli obiettivi energetici per il 2030 e da qui è nata poi la Tassonomia UE. Sebbene questa si applichi – a partire da gennaio di quest’anno – solo alle grandi aziende, riteniamo che le società più grandi stabiliranno standard di rendicontazione simili anche per le loro catene di fornitura, che tendono a essere composte da aziende di piccole e medie dimensioni, al fine di garantire un allineamento completo della tassonomia.
Detto ciò, le società più piccole dispongono di minori risorse rispetto alle società a maggior capitalizzazione e spesso hanno difficoltà a soddisfare le richieste di divulgazione dei dati ESG e climatici.
Tuttavia, attraverso la nostra ricerca bottom-up, sono emersi molti esempi di società di piccole e medie dimensione all’avanguardia nel campo ESG. Ad esempio, Strix è leader mondiale nella progettazione, produzione e fornitura di controlli di sicurezza affidabili per bollitori elettrici che garantiscano una maggiore efficienza energetica, e sviluppa tecnologie per migliorare la qualità dell’acqua. L’azienda svolge un ruolo di primo piano nel contribuire alla gestione dello stress idrico, un problema globale di fondamentale importanza.
Le piccole e medie imprese svolgono un ruolo importante per il fattore “Sociale” degli ESG. Ad esempio, questo segmento svolge un ruolo fondamentale nella creazione di posti di lavoro, fornendo in Europa e in Svizzera 2 posti di lavoro su 3. Sostengono economie con un forte focus locale in Europa attraverso la creazione di posti di lavoro, creano valore per l’economia locale.