Ebury: Dollaro in fase di attesa, mentre i trader cercano una soluzione al dilemma sul taglio di marzo

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La scorsa settimana la BCE ha lasciato aperte diverse opzioni. Questa settimana invece testeremo la nostra opinione secondo cui le banche centrali di Stati Uniti e Regno Unito hanno bisogno di più tempo prima di avviare un taglio dei tassi.

 

Nonostante la riunione della BCE e la pubblicazione di una serie di dati sull’attività economica, la scorsa settimana la volatilità sul mercato dei cambi è stata relativamente contenuta, con le valute del G10 che hanno registrato una variazione massima dello 0,6% rispetto al dollaro USA.

 

Questa settimana si preannuncia ancora più intensa in termini di comunicati economici e annunci politici. Non saremmo sorpresi di assistere a una ripresa della volatilità. Martedì, l’attenzione sarà rivolta ai dati sul PIL del quarto trimestre dell’Eurozona, che potrebbero chiudere i conti con la recessione tecnica. Mercoledì mattina, il sentiment del mercato potrebbe essere influenzato dai dati PMI di gennaio della Cina. Mercoledì sera gli occhi saranno puntati sulla Fed e giovedì sulla Banca d’Inghilterra. Venerdì mattina l’attenzione sarà rivolta all’Eurozona, con il report preliminare sull’inflazione di gennaio. Chiuderà questa settimana insolitamente intensa Il report sui salari non agricoli degli Stati Uniti .

 

GBP

La sterlina ha chiuso la settimana invariata nei confronti del biglietto verde e ha raggiunto la posizione più forte da agosto nei confronti dell’euro, ampiamente più debole. I dati PMI pubblicati la scorsa settimana hanno fatto presagire un buon inizio per il 2024, con tutti gli indici chiave in aumento e il PMI composito che ha raggiunto 52,5, il livello più alto degli ultimi otto mesi. Ciò attenua le preoccupazioni sulle prospettive dell’economia britannica, recentemente rafforzate da dati particolarmente negativi sulle vendite al dettaglio di dicembre. Inoltre, sostiene la nostra convinzione che alcuni analisti debbano rivedere le proprie aspettative. Tra questi, la Banca d’Inghilterra, che ha previsto una crescita “sostanzialmente piatta” per quest’anno. Vale anche la pena di notare che, analogamente ai PMI, i dati GfK sul sentiment dei consumatori sono aumentati più del previsto, con l’indice che ora si attesta a -19. I britannici sono ancora cupi sulle loro prospettive, ma sono i meno cupi da due anni a questa parte. Sospettiamo che i progressi sul fronte dell’inflazione, che contribuiscono a mantenere la crescita dei salari reali in territorio positivo e a creare prospettive di riduzione dei tassi di interesse, stiano effettivamente risollevando l’umore. Anche il taglio di gennaio dei costi della previdenza nazionale deve essere stato accolto con favore dalle famiglie.

 

Questa settimana l’attenzione sarà rivolta alla Banca d’Inghilterra. Riteniamo probabile un altro voto 6-3 e saremo particolarmente attenti a come la banca gestirà le comunicazioni relative alla possibilità di ulteriori rialzi e alle prospettive di riduzione dei tassi. Nel complesso, riteniamo che la Banca abbia validi motivi per essere in ritardo rispetto ai suoi principali colleghi nel tagliare i tassi quest’anno e consideriamo la riunione del MPC di giugno come la data più vicina per l’inizio del suo ciclo di tagli dei tassi.

 

EUR

I dati PMI di gennaio sono stati caratterizzati da dicotomie: un aumento sorprendentemente forte del PMI manifatturiero è stato accompagnato da un lieve, ma inaspettato, calo dell’indice dei servizi. Inoltre, i risultati negativi delle maggiori economie dell’Eurozona – Germania e Francia – hanno contrastato con le notizie positive provenienti dalle economie più piccole. Per il momento, la narrazione della stagnazione continua.

 

Per quanto riguarda la politica monetaria, la mancanza di un’esplicita reazione del Presidente Lagarde alla riunione della BCE della scorsa settimana contro le previsioni di taglio del mercato ha incoraggiato i mercati ad aumentare le previsioni di tagli per il mese di aprile. Non sorprende che l’euro sia stato trascinato al ribasso. Gli investitori vedono ora circa l’85% di possibilità di una tale mossa, contro il 65% prima della riunione. Anche noi la vediamo realistica, ma saremmo particolarmente attenti ai segnali sul fronte dell’inflazione e del mercato del lavoro nel prossimo periodo. Questa settimana l’attenzione sarà rivolta ai dati sul PIL del quarto trimestre e all’inflazione di gennaio. Per quanto riguarda il primo, il consenso prevede una contrazione minima, che suggella una recessione tecnica. I dati dell’IAPC dovrebbero essere più piacevoli da vedere, in quanto si prevede che i progressi dell’inflazione continueranno: sia la misura headline che quella core dovrebbero registrare un calo.

 

USD

L’indice del dollaro USA ha chiuso la settimana in marginale rialzo, grazie ai solidi dati economici statunitensi e all’indebolimento dell’euro. Gli ultimi dati hanno sorpreso positivamente su quasi tutti i fronti. Particolarmente degna di nota è stata la sorpresa della crescita del PIL del terzo trimestre, che ha mostrato un’espansione dell’economia del 3,3% annualizzato, molto più forte del 2,0% previsto dal consenso. Un dato forte, che include la robusta spesa delle famiglie, contribuisce ad attenuare le preoccupazioni sullo stato di salute dell’economia statunitense. Il notevole aumento del PMI dei servizi e di quello manifatturiero (con quest’ultimo che ha inaspettatamente superato la soglia di 50, che separa la contrazione dall’espansione) suggerisce inoltre che il rallentamento dell’economia statunitense potrebbe essere più lieve del previsto.

 

Queste buone notizie, tuttavia, rendono più difficile il lavoro della Federal Reserve. Questa settimana la banca dovrebbe mantenere i tassi invariati, mentre l’attenzione del mercato si concentra soprattutto sui segnali relativi alle prospettive di taglio e, in particolare, su quanto sia realistica una mossa a marzo. Data la solidità dell’economia statunitense e la tenuta del mercato del lavoro, per il quale si prevede solo un modesto allentamento, riteniamo che la Fed dovrebbe contrastare le aspettative del mercato di un imminente alleggerimento delle politiche. La lieve sorpresa al ribasso dell’inflazione PCE core della scorsa settimana (2,9% contro il 3% previsto) non cambia questa visione. Dato che i mercati continuano a prevedere un 50/50 di possibilità di un primo taglio a marzo, ci aspettiamo che il rally del dollaro prosegua se i responsabili delle decisioni gettano acqua fredda sulle prospettive di una tale mossa. Oltre alla Fed, questa settimana l’attenzione si concentrerà sul dato relativo ai salari di gennaio, che dovrebbe mostrare un leggero calo del numero di posti di lavoro creati.