La storia del Calmiere (e di come non ha mai funzionato)

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In questo periodo di inflazione dell’area euro, ogni tanto si ritorna sul tema del controllo dei prezzi. Per esempio la Francia temendo le proteste contro l’aumento del costo dell’energia, ha fissato prezzi massimi per il gas e l’elettricità, idem la Germania. Anche fuori dall’area euro, il controllo dei prezzi è all’ordine del giorno  in paesi come Venezuela, Cuba e altri dove nel tentativo di rendere accessibili i beni di prima necessità con un prezzo artificialmente basso, se ne rende la produzione antieconomica (favorendone la scarsità). Tuttavia la tematica del controllo dei prezzi, o per meglio dire del calmiere ha già attraversato la storia umana.

Pur essendoci stati dei primi esempio già nell’antichità greca, come il decreto sul sale di Atene citato da Aristofane in alcune sue opere, bisognerà attendere l’imperatore romano Diocleaziano per avere quello che è considerato il primo vero calmiere della storia. Con l’editto dei prezzi massimi del 301, Diocleziano per far fronte alla forte svalutazione delle monete, causata dai numerosi imperatori e usurpatori romani che avevano battuto moneta in maniera indipendente per corrompere i soldati e i funzionari e pubblicò un grande tabellario col quale fissava il prezzo massimo a un migliaio fra beni e servizi, e alla remunerazione del lavoro necessario per produrli. 

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Sessant’anni dopo, l’imperatore Giuliano fissò per legge il valore del grano, (causando una grande penuria di cibo Roma).

Nel 1793 nella Francia rivoluzionaria la Convenzione Nazionale approvò la legge del maximum, un provvedimento che istituiva un calmiere sui prezzi dei beni di prima necessità (soprattutto grano e farina) per contrastare l’andamento inflattivo favorito dalla svalutazione degli assegnati (una sorta di titolo di stato garantito dalle terre espropriate a nobili e clero).

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In tutti i casi sappiamo com’è andata a finire: i beni a prezzo calmierato sul mercato non si trovarono più e a chi ne desiderava non rimaneva che comprarli, a valori ancora più elevati, sul mercato.

Sul tema si ricorda il premio Nobel per l’economia Milton Friedman che dichiarò nel 1973 durante un’intervista al Los Angeles Times: “Noi economisti non conosciamo molte cose, ma sappiamo come creare una carenza nei mercati. Se vuoi creare una carenza di pomodori, per esempio, basta approvare una legge che vieta ai rivenditori di vendere pomodori per più di due centesimi a libbra. Immediatamente, si ottiene una carenza di pomodori. Vale lo stesso per la benzina o per il gas.” Ma allora, perché allora gli Stati continuano a caldeggiare questo strumento? Circostanze politiche, populismo? Una cosa è certa, come dice il detto “errare è umano, perseverare è diabolico”.