21Shares: Ecco come il Bitcoin può combattere la dedollarizzazione

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Lo scorso 12 giugno, il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha sanzionato più di 300 tra società e individui, al fine di impedire alla Russia l’accesso a forniture necessarie per la guerra in Ucraina; tra queste risultavano dozzine di componenti prodotte in Cina. In risposta a questo provvedimento, la borsa di Mosca ha interrotto il trading di dollari ed euro a partire dal 13 giugno e questo ha ovviamente ridotto la domanda di USD. Tutto ciò è poi avvenuto in un momento in cui hanno iniziato a circolare notizie insistenti sull’Arabia Saudita che si starebbe allontanando dal suo “sistema del petroldollaro” dopo 50 anni. Sebbene queste notizie non siano state ancora confermate, la dedollarizzazione del petrolio saudita avrebbe ripercussioni tali che le azioni di Mosca descritte inizialmente impallidirebbero, dato che questa nazione, nel 2023, ha generato il 16% delle esportazioni via mare di greggio.

Il problema della dedollarizzazione è sempre stato uno spettro per gli Usa, ma oggi sarebbe ancora più grave perché andrebbe a peggiorare ulteriormente la crisi del debito pubblico, che è cresciuto del 50% dallo scoppio della pandemia a oggi. Inoltre, il secondo più grande detentore al mondo di debito statunitense, ovvero la Cina, nel primo trimestre di quest’anno ha venduto la cifra record di 53,3 miliardi di dollari in Treasury e altre obbligazioni. Tutto ciò ha generato una riduzione della domanda dei cosiddetti “T-bill”, i quali, per rimanere appetibili, hanno dovuto innalzare i rendimenti corrisposti. Questa però è una brutta notizia per il governo di Washington, perché significa che il costo dell’indebitamento sarà maggiore da qui in avanti, con conseguenze sul ripagamento del debito e sui tassi d’interesse.

Anche se possono sembrare solamente questioni di politica monetaria, in realtà queste dinamiche hanno delle ripercussioni importanti anche sul mondo cripto. Abbiamo infatti imparato come il Bitcoin sia sensibile agli eventi macroeconomici quali la crisi in Medio Oriente e alle tensioni con la Cina, ma nonostante tutto questo non ne hanno intaccato i fondamentali, preservando la sua immagine e la sua funzione di riserva di valore, anche grazie al crescente interesse di Pechino per l’acquisto di ingenti quantità di oro. Inoltre, è interessante notare come si stia sviluppando una narrativa su questa criptovaluta che la vedrebbe in grado di risolvere efficacemente le crisi fiscali. Il candidato alla presidenza Donald Trump ha discusso proprio di questo aspetto con Bitcoin Magazine, affermando che la criptovaluta potrebbe dare un aiuto significativo nell’abbattere un debito di 35 trilioni di dollari.

Infine, il mondo cripto potrebbe aiutare l’economia americana anche spingendo la domanda di dollari menzionata all’inizio, attraverso l’adozione di stablecoin. Il Congresso, infatti, potrebbe essere indotto a riaprire le discussioni sulla regolamentazione di questi asset digitali come strumento per aumentare la domanda netta di debito statunitense. In particolare, gli emittenti dietro stablecoin garantite da valute fiat reinvestono i depositi in dollari degli utenti in Treasury statunitensi. Ciò aumenta la domanda netta di debito pubblico, compensando potenzialmente la diminuzione di quella del dollaro come valuta di riserva nel mondo fisico.