La tradizione del riformismo popolare a Milano. Intervista a Carmelo Ferraro: “Dalla parte delle persone”
Gli anni ’20
Dalla parte delle persone. Un riformismo popolare per Milano: un’alleanza per il futuro.
Intervista a Carmelo Ferraro, direttore generale dell’Ordine degli Avvocati di Milano
Come ha vissuto lei Milano negli ultimi decenni?
“Milano, culla delle idee, motore del progresso, città che da sempre guarda avanti. La nostra Milano, un tempo simbolo del rinnovamento e della speranza, sembra oggi aver smarrito una parte della sua anima, radicata nella storia delle sue periferie e nei sogni di chi ha costruito questa città con la fatica del lavoro e la speranza nel cuore. Negli ultimi decenni, Milano è diventata una metropoli moderna, cosmopolita, aperta al mondo e alle innovazioni. Tuttavia, questa crescita ha portato nuove sfide. I gruppi dominanti sembrano chiusi nel loro benessere, distanti dalle esigenze e aspirazioni della popolazione più ampia, creando una barriera invisibile tra il cuore pulsante della città e le sue periferie, spesso dimenticate e trascurate”.
Come definirebbe Milano?
“Milano è una città di popolo. È la Milano di Rocco e i suoi fratelli, della banda dell’Ortica e del Derby di Jannacci. È la Milano del Refettorio Ambrosiano, dell’Istituto dei Ciechi, della Casa della Carità, dell’Asilo Mariuccia. Ha sempre saputo coniugare il progresso con la solidarietà, l’innovazione con la tradizione. Ma oggi, le straordinarie risorse umane, culturali ed economiche delle periferie sembrano messe in un angolo, ignorate da un sistema che privilegia l’élite a discapito della collettività”.
La forza di Milano è sempre legata al mondo del lavoro?
“Il lavoro è per una sorta di riformismo autentico che sappia partire e ricondursi alle persone, che riscopra e valorizzi il termine “popolare”. Un riformismo che metta al centro le persone, attraverso il confronto, la vicinanza e la comprensione. Un riformismo che sappia ascoltare e dare voce a chi vive nelle periferie, a chi ogni giorno affronta difficoltà e possiede straordinarie capacità e potenzialità. La vera forza di Milano risiede nella sua capacità di ascolto e inclusione. Ha sempre saputo integrare le diverse anime che la compongono, trasformando la diversità in ricchezza. Ripartire dal basso, dalle esigenze reali delle persone, basato su dialogo, partecipazione e condivisione, per costruire una città più giusta, equa e solidale”.
Come considera le periferie?
“Le periferie di Milano non sono un problema, ma una risorsa, il laboratorio del futuro. Un esempio significativo è l’associazione Pane Quotidiano Onlus, che da oltre un secolo distribuisce generi alimentari a persone in difficoltà, senza distinzione e che anche in questo periodo di caldo e solitudine offriranno “ristoro” a chi non ha niente. Un altro esempio è “Milano Sospesa”, una realtà nata dal basso che ha saputo essere punto di aggregazione e rigenerazione partendo dai bisogni concreti delle persone. Questa iniziativa rappresenta un esempio virtuoso di come si possa creare coesione e sostegno nelle comunità”.
Lei cita spesso l’iniziativa di MI’mpegno. Che significato ha per lei?
“Oltre agli altri esempi che ho citato, MI’mpegno da 10 anni e un “luogo” dove potersi incontrare e confrontare , dove tessere i rapporti, le reti sociali che permettono di liberare le energie positive che sono la linfa dell’impegno sociale e politico. Milano ha bisogno di una rinnovata alleanza civica e popolare, e di una politica che sappia guardare e comprendere. A settembre ci sarà tanto da fare”.