La tradizione del riformismo popolare a Milano. Intervista a Carmelo Ferraro: “Dalla parte delle persone”

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La tradizione del riformismo popolare a Milano ha radici profonde e si è evoluta attraverso le diverse fasi storiche del XX secolo. Ha coinvolto una vasta gamma di persone, dai sindacati ai movimenti sociali, dalle amministrazioni locali ai cittadini stessi. Il filo conduttore di questa tradizione è stato il miglioramento delle condizioni di vita attraverso la partecipazione democratica, l’innovazione sociale e l’impegno per la giustizia sociale.

Gli anni ’20

Già negli anni ’20 Milano era un centro vitale per le riforme e vedeva la nascita del socialismo italiano con figure come Filippo Turati e Anna Kuliscioff. In quella fase il riformismo socialista cercava di migliorare le condizioni dei lavoratori attraverso riforme e maggiore partecipazione democratica. La crescita industriale portò a una maggiore urbanizzazione e a una crescente domanda di servizi pubblici e infrastrutture. Questo periodo vide i primi sforzi per rispondere a queste esigenze attraverso interventi di edilizia popolare e miglioramenti nei servizi pubblici.

Dopoguerra e anni ’50

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, Milano affrontò la necessità di ricostruire una città gravemente danneggiata. Il riformismo popolare si manifestò attraverso progetti di ricostruzione che miravano a migliorare le condizioni di vita della popolazione, come il piano di edilizia popolare INA-Casa: lanciato a livello nazionale, ebbe un impatto significativo a Milano, contribuendo alla costruzione di nuovi quartieri residenziali per le famiglie lavoratrici.

(studenti del Liceo Parini leggono “La Zanzara”, il giornale studentesco che fu al centro di polemiche negli anni ’60)

Anni ’60 e ’70

Gli anni ’60 e ’70 videro un’ampia mobilitazione sociale con il movimento studentesco e le proteste operaie. La contestazione del ’68 e l’autunno caldo del ’69 portarono a una serie di riforme in ambito lavorativo e universitario. I sindacati giocarono un ruolo cruciale nella promozione dei diritti dei lavoratori e nella negoziazione di migliori condizioni di lavoro.

Anni ’80 e ’90

Negli anni ’80, ci fu un crescente interesse per il decentramento amministrativo e per il coinvolgimento diretto dei cittadini nella governance locale. Milano vide la nascita di vari comitati di quartiere e iniziative di partecipazione civica. Gli anni ’90 furono caratterizzati da una maggiore enfasi sull’innovazione tecnologica e sul ruolo della cultura come motore di sviluppo urbano. Eventi culturali e progetti di rigenerazione urbana divennero elementi chiave del riformismo popolare.

Il terzo millennio

La tradizione del riformismo popolare a Milano nel terzo millennio si caratterizza per la sua capacità di adattarsi ai cambiamenti globali e locali, mantenendo un focus sulla sostenibilità, l’innovazione e l’inclusione sociale. Attraverso la partecipazione attiva dei cittadini e il sostegno a politiche progressiste, Milano continua a evolversi come una città dinamica e resiliente, con un aumento significativo delle iniziative volte a rendere la città più verde e sostenibile e abbracciando il concetto di smart city.

La pandemia di COVID-19 ha evidenziato la necessità di una città più resiliente e ha accelerato le trasformazioni digitali. Milano ha risposto con iniziative per supportare le imprese locali, migliorare i servizi sanitari e promuovere la solidarietà comunitaria. La diffusione dello smart working ha portato a una ripensamento degli spazi urbani, con un’enfasi sulla creazione di spazi pubblici più accessibili e utilizzabili per attività all’aperto.

Dalla parte delle persone. Un riformismo popolare per Milano: un’alleanza per il futuro.

Intervista a Carmelo Ferraro, direttore generale dell’Ordine degli Avvocati di Milano

Come ha vissuto lei Milano negli ultimi decenni?

“Milano, culla delle idee, motore del progresso, città che da sempre guarda avanti. La nostra Milano, un tempo simbolo del rinnovamento e della speranza, sembra oggi aver smarrito una parte della sua anima, radicata nella storia delle sue periferie e nei sogni di chi ha costruito questa città con la fatica del lavoro e la speranza nel cuore. Negli ultimi decenni, Milano è diventata una metropoli moderna, cosmopolita, aperta al mondo e alle innovazioni. Tuttavia, questa crescita ha portato nuove sfide. I gruppi dominanti sembrano chiusi nel loro benessere, distanti dalle esigenze e aspirazioni della popolazione più ampia, creando una barriera invisibile tra il cuore pulsante della città e le sue periferie, spesso dimenticate e trascurate”.

Come definirebbe Milano?

“Milano è una città di popolo. È la Milano di Rocco e i suoi fratelli, della banda dell’Ortica e del Derby di Jannacci. È la Milano del Refettorio Ambrosiano, dell’Istituto dei Ciechi, della Casa della Carità, dell’Asilo Mariuccia. Ha sempre saputo coniugare il progresso con la solidarietà, l’innovazione con la tradizione. Ma oggi, le straordinarie risorse umane, culturali ed economiche delle periferie sembrano messe in un angolo, ignorate da un sistema che privilegia l’élite a discapito della collettività”.

La forza di Milano è sempre legata al mondo del lavoro?

“Il lavoro è per una sorta di riformismo autentico che sappia partire e ricondursi alle persone, che riscopra e valorizzi il termine “popolare”. Un riformismo che metta al centro le persone, attraverso il confronto, la vicinanza e la comprensione. Un riformismo che sappia ascoltare e dare voce a chi vive nelle periferie, a chi ogni giorno affronta difficoltà e possiede straordinarie capacità e potenzialità. La vera forza di Milano risiede nella sua capacità di ascolto e inclusione. Ha sempre saputo integrare le diverse anime che la compongono, trasformando la diversità in ricchezza. Ripartire dal basso, dalle esigenze reali delle persone, basato su dialogo, partecipazione e condivisione, per costruire una città più giusta, equa e solidale”.

Come considera le periferie?

“Le periferie di Milano non sono un problema, ma una risorsa, il laboratorio del futuro. Un esempio significativo è l’associazione Pane Quotidiano Onlus, che da oltre un secolo distribuisce generi alimentari a persone in difficoltà, senza distinzione e che anche in questo periodo di caldo e solitudine offriranno “ristoro” a chi non ha niente. Un altro esempio è “Milano Sospesa”, una realtà nata dal basso che ha saputo essere punto di aggregazione e rigenerazione partendo dai bisogni concreti delle persone. Questa iniziativa rappresenta un esempio virtuoso di come si possa creare coesione e sostegno nelle comunità”.

Lei cita spesso l’iniziativa di MI’mpegno. Che significato ha per lei?

“Oltre agli altri esempi che ho citato, MI’mpegno da 10 anni e un “luogo” dove potersi incontrare e confrontare , dove tessere i rapporti, le reti sociali che permettono di liberare le energie positive che sono la linfa dell’impegno sociale e politico. Milano ha bisogno di una rinnovata alleanza civica e popolare, e di una politica che sappia guardare e comprendere. A settembre ci sarà tanto da fare”.