GAM: la FED avvia il ciclo espansivo con il botto

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Nell’attesa riunione settembrina, la Federal Reserve ha disposto il taglio dei tassi di mezzo punto, ha dato inizio al ciclo espansivo della politica monetaria con il botto: i tassi sono scesi all’intervallo di 4,75% – 5%, con l’inflazione che si stabilizza lentamente verso l’obiettivo del 2%.

Una mossa ardita, i precedenti tagli di mezzo punto vennero effettuati nell’ottobre 2008 e nel marzo 2020, quando i mercati, e il mondo, erano alle prese con questioni decisamente più critiche. L’ardimento dei banchieri di palazzo Eccles solleva però qualche dubbio sulla implicita ammissione di ritardo nella reazione, in questo caso il taglio comprenderebbe i venticinque punti non decisi a luglio.

Solleva anche dubbi sulle reali condizioni di salute dell’economia americana: c’è contraddizione nel racconto di una economia forte e di un mercato del lavoro tonico, un taglio di mezzo punto e il diniego di essere indietro rispetto alla curva.  I banchieri centrali non hanno più paura dell’inflazione ma temono il rallentamento dell’economia, l’atterraggio duro.

Alcuni commentatori hanno parlato di cambio di paradigma: no, quello della banca centrale americana è un cambio di passo, non c’è alcun cambiamento nel modo di pensare o di comportarsi degli operatori, non cambia quell’”insieme di convinzioni, valori, consuetudini e pratiche che regolano comportamenti e il modo di ragionare” che costituiscono un paradigma.

Siamo però a un passaggio di fase che esige attenzione. Le condizioni dell’economia americana sono buone, il mercato del lavoro registra il tasso di disoccupazione ai valori più bassi degli ultimi trent’anni, la fiducia, misurata dal sondaggio dell’Università del Michigan, continua a salire dall’estate 2022. Continua a crescere anche il Pil: gli economisti del sondaggio condotto da Bloomberg esprimono un consenso favorevole alla crescita dell’economia degli Stati Uniti: +2,3% per il 2024, +1,8% per il 2025.

Il rallentamento controllato e le valutazioni tirate del settore tecnologico hanno restituito dignità agli altri settori che negli ultimi mesi hanno recuperato terreno. L’indice S&P 500 “equal weighted”, che pesa nello stesso modo le cinquecento società dell’indice senza tener conto delle diverse capitalizzazioni, ha ripreso vigore.

Il cambio di passo della Fed è vento nelle vele dell’economia: il costo del denaro sempre più conveniente sarà un incoraggiamento agli investimenti delle imprese e ai consumi delle famiglie. Tra i beneficiari del ciclo di allentamento ci sono anche i titoli a media capitalizzazione, un segmento che contribuisce con efficienza alla diversificazione del portafoglio azionario.

L’indice delle “mid-cap” è meno condizionato dalle società della tecnologia (presenti per circa il 12% rispetto a circa un terzo dello S&P 500), le valutazioni sono a sconto rispetto alle “large cap” e mostrano un rendimento effettivo degli utili a termine di oltre un punto superiore a quello dell’indice principale.

Fortemente orientate all’economia domestica, le “mid cap” approfittano in generale delle condizioni dell’economia americana e in particolare dei programmi promossi dall’amministrazione Biden, il CHIPS & Science Act e l’Inflation Reduction Act.