UBP – Metalli preziosi: la corsa dell’oro continua, mentre l’argento si mostra più volatile

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Nel mese di agosto, l’oro è salito dai livelli di circa 2.400 dollari per oncia di inizio mese, a nuovi massimi storici di circa 2.531 dollari per oncia. Il rialzo ha rispecchiato l’ampio calo dei rendimenti statunitensi che è seguito a dati sul mercato del lavoro USA di luglio peggiori del previsto.

Per il mese di settembre, riteniamo che in linea di massima l’oro vedrà un consolidamento. Il metallo giallo, infatti, si è mosso in modo significativo in un breve lasso di tempo e, dato che i mercati stanno prezzando un considerevole ciclo di tagli dei tassi da parte della Fed, pensiamo che una buona parte dei guadagni dell’oro per l’anno sia già inclusi nel prezzo. Il contesto più ampio è interessante in quanto stiamo assistendo alla riduzione dei tassi da parte di diverse banche centrali, e ciò implica che il contesto fondamentale per l’oro rimane favorevole e di conseguenza non prevediamo rischi significativi di ribasso per il metallo giallo. Anche la ripresa dei mercati azionari favorisce l’oro nel breve termine, perché significa che gli investitori non saranno costretti a liquidare le posizioni lunghe in oro per fornire margine a portafogli azionari sottoperformanti.

Notiamo che il posizionamento del mercato è ancora lungo e nelle ultime settimane è aumentato in misura modesta. Gli ETF hanno registrato afflussi solidi, in quanto gli investitori retail hanno aumentato le loro allocazioni sull’oro, e riteniamo che questi flussi possano essere sostenuti nel quarto trimestre. Per quel che riguarda, invece, gli acquisti fisici da parte delle banche centrali, abbiamo assistito a una notevole riduzione, con un calo del tasso mensile da circa 80 tonnellate a 40 tonnellate. Questa riduzione degli acquisti è probabilmente un riflesso del forte aumento dei prezzi. Ipotizziamo che le banche centrali saranno forti acquirenti in caso di flessioni.

Abbiamo rivisto al rialzo le nostre previsioni sull’oro, per tenere conto del più ampio cambiamento nelle politiche monetarie globali e per cogliere l’impatto della nostra previsione di indebolimento del dollaro USA. L’oro tende a muoversi in anticipo rispetto alle previsioni di calo dei tassi d’interesse reali, mentre tende a salire in coincidenza con il deprezzamento dell’USD. Notiamo che gli overnight index swap (OIS) hanno prezzato un calo sostanziale del tasso sui Fed funds nei prossimi due anni, ma questo non si è ancora riflesso in misura significativa nei tassi di cambio del dollaro USA. I nostri modelli mostrano che un calo dell’1% dell’US Dollar Index è compatibile con un aumento dei prezzi dell’oro di circa 8 dollari per oncia, il che significa che l’oro può salire ulteriormente a fronte di un indebolimento dell’USD. Se nel corso del prossimo anno il dollaro USA si indebolirà tra il 5% e il 10% su una base ponderata per gli scambi commerciali, probabilmente i prezzi dell’oro aumenteranno di quasi 100 dollari l’oncia rispetto ai livelli attuali.

Guardando all’argento, ad agosto è passato dai minimi di circa 26,50 dollari ai massimi di circa 30 dollari l’oncia. Il ritorno a livelli vicino ai 30 dollari per oncia è conseguenza della generale ripresa degli asset rischiosi e, dato che anche l’oro è salito, il tradizionale beta dell’argento rispetto all’oro è entrato in gioco. Il risultato di questi movimenti è che il profilo di volatilità dell’argento è aumentato. Le volatilità implicite a tre mesi sono salite a livelli di circa il 30%, un livello elevato sia in termini assoluti che relativi.

Per il mese di settembre non prevediamo rialzi significativi dell’argento. L’oro sembra destinato a un periodo di consolidamento, il che significa che è improbabile che si manifestino rialzi eccessivi per l’argento. A nostro avviso sembra essere scambiato a livelli troppo bassi rispetto ai rapporti storici tra oro e argento.

Inoltre, i dati manifatturieri sono in peggioramento, con gli ultimi PMI della Cina e dell’Eurozona che hanno sorpreso al ribasso, e non sembra che la situazione possa migliorare nel breve termine. Questa serie di dati negativi impedirà all’argento di salire verso livelli più alti nel breve termine, certamente non in linea con quanto ci aspetteremmo visto il rialzo dell’oro. Nel complesso, riteniamo che il beta dell’argento rispetto all’oro compenserà il beta negativo della domanda manifatturiera; tuttavia, non si tratterà di un processo lineare e dobbiamo aspettarci che proseguano i movimenti incostanti di prezzo che abbiamo visto negli ultimi mesi.