Cina: tentativo di svolta

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Dopo un lungo periodo in cui è rimasto all’angolo, il mercato cinese ha
registrato un rimbalzo la scorsa settimana grazie alle misure espansive
annunciate dalla People’s Bank of China e alle aspettative di stimoli fiscali.

Dall’inizio dell’anno, tuttavia, l’indice cinese CSI 300 ha sottoperformato le
borse globali di quasi il 10%. Per valutare meglio la situazione attuale, è
necessario fare un passo indietro.

La Cina da sola genera oltre un quinto del prodotto interno lordo (PIL) globale,
è indubbiamente una potenza geopolitica e, in molte aree, si colloca tra i
leader tecnologici mondiali. Ciononostante, il suo mercato azionario genera
spesso visioni controverse, con conclusioni diverse a seconda della prospettiva
da cui lo si osserva.

Infatti, il suo peso sui mercati finanziari è molto inferiore alla rilevanza
economica: in particolare, in campo azionario la Cina rappresenta solo
il 3% dell’indice MSCI ACWI per via del minor ricorso alla borsa, della
maggior presenza di società controllate dallo Stato e anche delle valutazioni
particolarmente basse, nonostante gli indici che la rappresentano siano
fortemente esposti alla tecnologia, che tipicamente presenta multipli più
elevati.

Se pensiamo agli ultimi decenni, la crescita è stata notevole, anche grazie
alla crescente apertura agli investitori stranieri, ma nel 2021 sono cominciate
le difficoltà in seguito a un inasprimento della regolamentazione in alcuni
settori chiave: internet, istruzione privata e immobiliare, per citarne alcuni.
In seguito, gli investitori sono stati delusi da una ripresa più anemica del
previsto dopo la rimozione delle politiche zero Covid e, da ultimo, la Cina sta
faticando a digerire un periodo di elevati investimenti nel settore immobiliare,
che rimane in seria difficoltà. Proprio il settore immobiliare sembra essere il
principale freno quest’anno.

Infatti, pochi giorni fa i nostri colleghi in Cina hanno visitato alcune tra le
principali società del settore immobiliare a Shenzhen (Vanke, Onewo, CR
Mixc, E-star) e un importante agente immobiliare. Gli incontri indicano un
mercato fragile soprattutto per via dell’andamento anemico dei redditi e, per
quanto riguarda le nuove costruzioni, i timori riguardo al completamento e
alla qualità delle abitazioni.

Ma. dopo diversi mesi di attesa, la settimana scorsa le autorità hanno
però messo in campo una serie di importanti misure, seppur inferiori per

dimensione ai pacchetti del passato. Il Politburo ha discusso per la prima
volta di come stabilizzare il mercato immobiliare, mentre la People’s Bank
of China ha annunciato una corposa riduzione dei tassi d’interesse, una
diminuzione delle riserve obbligatorie delle banche (per aumentare la liquidità
in circolazione) e un allentamento dei parametri sui mutui, lasciando la porta
aperta a ulteriori stimoli.

Nello specifico del settore immobiliare, i tassi ipotecari sulle case esistenti sono
stati ridotti di mezzo punto percentuale e l’acconto minimo per gli acquirenti
di seconde case è stato ridotto dal 25 al 15%, consentendo alle banche di
finanziare una parte maggiore del valore degli immobili.
Sicuramente questi interventi avranno degli effetti positivi, ma non è ancora
chiaro se saranno sufficienti. Probabilmente serviranno anche stimoli fiscali
che potrebbero essere annunciati già nei prossimi giorni, soprattutto se il PIL
del terzo trimestre rimarrà al di sotto del 5%, che al momento rimane il target
del governo.

I probabili interventi fiscali potrebbero comprendere incentivi per l’edilizia
abitativa, per esempio favorendo interventi migliorativi, e miglioramenti
della rete di welfare sociale, inclusi sanità, istruzione, nonché assistenza per
anziani e bambini. Alcuni osservatori hanno anche suggerito di sospendere
l’offerta di alloggi sociali (oltre 8 milioni di unità in un solo anno) poiché ha
cannibalizzato il mercato delle locazioni.

Il mercato ha reagito in modo molto positivo anche perché la borsa cinese
presenta un forte sconto rispetto a quasi tutti gli altri mercati, trattando a
un multiplo degli utili che è vicino alla metà rispetto alla borsa statunitense
nonostante una composizione settoriale non così diversa. L’indice MSCI
China è infatti composto per oltre un terzo da titoli tecnologici, con leader
globali come Alibaba, Tencent e Baidu.

Il rapporto con gli Stati Uniti rimane molto complesso e si registrano tensioni
su diversi livelli, dalle posizioni geopolitiche con riguardo alla Russia e nell’area
del Pacifico, fino ai rapporti commerciali caratterizzati da dazi e limitazioni
crescenti. Considerando il ruolo prominente degli Stati Uniti sui mercati
finanziari, proprio la geopolitica potrebbe avere un’influenza determinante
sull’andamento della borsa cinese.

Dall’anno scorso si sono registrati deflussi dal mercato azionario: molti
investitori esteri hanno evidentemente ridotto le proprie posizioni, anche per
via del potenziale rischio di restrizioni agli investimenti nel Paese a fronte di
una situazione geopolitica particolarmente tesa. Da questo punto di vista, le
elezioni negli Stati Uniti potrebbero portare a una diversa percezione.
Normalmente i mercati emergenti sono avvantaggiati nei periodi nei quali
la Federal Reserve taglia i tassi d’interesse, ma non è detto che sia così
anche questa volta, almeno fintanto che la situazione geopolitica resterà
così spinosa. Per questo, abbiamo un posizionamento neutrale sull’azionario
emergente.

Per ora non abbiamo posizioni particolarmente sbilanciate sulla borsa
cinese, anche se osserviamo che le società tecnologiche offrono multipli
particolarmente compressi. I leader del settore sembrano anche posizionati
per beneficiare di tendenze strutturali come l’intelligenza artificiale mentre la
Cina lavora per costruire il proprio ecosistema.