Trump, Harris e Bitcoin: come le prossime elezioni influenzeranno la politica statunitense sulle criptovalute

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A poche ore dalle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, il mercato delle criptovalute (e non solo) pare essere in fermento, con il Bitcoin che non è arrivato a stabilire il suo record storico per poche centinaia di dollari. In realtà, è normale che con l’avvicinarsi di un appuntamento tanto importante, il sentiment si surriscaldi, viste le possibili implicazioni per gli asset digitali e la loro diffusione in un mercato chiave come quello americano.

Secondo i dati diffusi da piattaforme quali Polymarket e Kalshi, l’ex presidente Donald Trump sembra avere più probabilità di vittoria e ciò spiegherebbe il recente rally del Bitcoin. Infatti, nonostante nelle ultime settimane entrambi i candidati abbiano espresso posizioni favorevoli verso le criptovalute, stressando soprattutto la necessità di una regolamentazione chiara e precisa, Trump ha più volte apertamente sostenuto il settore anche in passato, cosa che Kamala Harris non ha mai fatto. Per fare un esempio, si pensi alla proposta di istituire riserve di asset digitali negli Stati Uniti. Non è un caso, quindi che il prezzo del Bitcoin abbia mostrato una forte correlazione con l’andamento di Trump nei sondaggi nel corso dei mesi, pari a 0,83 su Polymarket e 0,89 su Kalshi, come riportato nel grafico sottostante.

Per completezza, bisogna ricordare che queste sono piattaforme native digitali, in cui un grande investitore potrebbe potenzialmente distorcere da solo i mercati in entrambe le direzioni, indirizzando sia gli investitori sia gli elettori verso il risultato desiderato. Va inoltre considerato che questo è solo un modello tra tanti e che un’analisi completa dovrebbe includere una gamma più ampia di modelli e sondaggi per prendere decisioni di investimento informate, considerando anche che altri vedono la vicepresidente Harris mantenere un certo margine di vantaggio.

Tuttavia, indipendentemente da quello che sarà il risultato finale, non bisogna mai dimenticare che il Bitcoin è un asset apolitico, che ha già vissuto tre tornate elettorali, nel 2012, nel 2016 e nel 2020, anche se la prima può essere esclusa dall’analisi, dato che a quel tempo la capitalizzazione della valuta digitale era di appena 100 milioni di dollari. Nel 2016, assieme al crollo del mercato azionario cinese e il taglio della produzione di greggio da parte dell’OPEC, le elezioni statunitensi furono l’evento macroeconomico più importante dell’anno e la candidata democratica, Hillary Clinton sembrava dovesse vincere con il 71% delle possibilità. Nel 2020, invece, le probabilità di vittoria erano più ravvicinate, ma Joe Biden risultava comunque essere in vantaggio. Eppure, il rendimento medio mensile del Bitcoin fu del 7,83% nel primo caso e dell’8% nel secondo. Inoltre, va ricordato che il 2020 fu un anno pieno di macro-eventi, uno su tutti, lo scoppio della pandemia di Covid-19, che ha ridotto significativamente la liquidità sui mercati globali. Questo dimostra che il Bitcoin è un asset che risente solo marginalmente dei sondaggi su quale candidato ha più possibilità di diventare presidente.

I fondamentali del Bitcoin restano solidi

È ormai acclarato che il prezzo del Bitcoin è positivamente correlato con la spesa pubblica e l’offerta monetaria globale, che dovrebbero aumentare in modo significativo indipendentemente dal vincitore, dato che le politiche sia di Trump, sia della Harris, sono considerate inflazionistiche. Al tempo stesso, dopo che il governo tedesco e MT.GOX si sono ritirati, gran parte dell’offerta circolante è stata rimossa. Ciò dovrebbe ulteriormente contribuire a spingere la domanda di BTC al rialzo. Inoltre, entrambi i candidati si sono impegnati a dare priorità alle politiche che promuovono l’inclusione finanziaria e l’innovazione, stabilendo quadri normativi chiari e coerenti per le risorse digitali. Questo approccio non solo promuove le opportunità individuali, ma consente anche agli Stati Uniti di rimanere competitivi nella corsa globale per l’adozione e l’innovazione delle criptovalute, colmando il gap che si è venuto a creare con l’Europa, che, su questo piano, appare oggi molto più progredita.

Un risultato incerto e maggiore volatilità sono i veri rischi

Il fatto che il Bitcoin sia ben posizionato per continuare a performare indipendentemente da chi sarà il prossimo inquilino della Casa Bianca, non significa che queste elezioni non rappresentino un rischio e il rischio principale è che si verifichi quanto accaduto nel 2000, quando uno scarto di appena 600 voti circa tenne in bilico la Florida tra i candidati George W. Bush e Al Gore, la quale rimase, come si dice in gergo: “Too close to call” per ben 36 giorni. In quelle circostanze, il Nasdaq arrivò a cedere fino al 26% del suo valore e si generò un’altissima volatilità. Se uno scenario del genere si dovesse ripetere anche stavolta, il Bitcoin arriverebbe a sperimentare la stessa volatilità, dato che un esito elettorale incerto non solo amplificherebbe le oscillazioni dei prezzi a breve termine, ma potrebbe anche smorzare la fiducia degli investitori, poiché una prolungata ambiguità sulla direzione politica potrebbe rallentare l’adozione di quadri normativi chiari per le criptovalute.

Oltre le elezioni presidenziali

Le presidenziali tendono spesso a concentrare tutte le attenzioni sul prossimo presidente. Tuttavia, gli elettori saranno chiamati a decidere anche sulla composizione dei nuovi Camera dei Rappresentanti e Senato, per i quali si stanno combattendo battaglie altrettanto cruciali per le cripto. Due esempi sono Sherrod Brown contro Bernie Moreno in Ohio ed Elizabeth Warren contro John Deaton in Massachusetts, con Brown e Warren che hanno spesso assunto posizioni fortemente contrarie agli asset digitali. Essendo estremamente importante sulle questioni economiche e fiscali, avere un Senato favorevole alle criptovalute rappresenterebbe una vittoria significativa per il settore. Ad oggi, Polymarket stima un controllo repubblicano di questa istituzione all’83% delle possibilità. La Camera dei Rappresentanti, tuttavia, è vista come una corsa molto più combattuta, con una probabilità del 53% per i repubblicani e del 47% per i democratici. La Camera svolge un ruolo cruciale nel definire la legislazione fiscale specifica per le criptovalute e, sebbene la politica cripto abbia ricevuto un certo sostegno bipartisan, uno spostamento nel controllo potrebbe avere un impatto sugli incarichi ministeriali e sulle priorità legislative. Il fatto che un partito controlli entrambe le Camere e la presidenza sarà cruciale per determinare il livello di unità del governo, che a sua volta influirà sulla politica fiscale e sui mercati finanziari più ampi. Un governo diviso potrebbe rallentare il progresso della legislazione sulle criptovalute, mentre un governo unificato potrebbe consentire un’azione più decisiva.

In definitiva, i risultati di queste elezioni non solo influenzeranno la traiettoria dei prezzi di Bitcoin, ma soprattutto determineranno anche la posizione degli Stati Uniti nella corsa globale per l’adozione e l’innovazione degli asset digitali. Con una posta così alta, gli investitori dovrebbero prepararsi ai potenziali cambiamenti del mercato, tenendo d’occhio come si svilupperà il panorama politico più ampio nei giorni e nelle settimane a venire.